La Storia

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Cenni Storici della Rosa Marina

La riproduzione totale o parziale è vietata.

Molti non ne conoscono l'esistenza;
alcuni ne hanno sentito parlare;
altri la frequentano perché devono andarci;
solo per pochi è molto di più che una località di vacanza.
E' a questi ultimi che è dedicato questo sito...

Si ringrazia l'Ing. Giorgio Piliego
per la cortese collaborazione.

 

La Storia d'Uomini che hanno sognato di realizzare un sogno che fa sognare ogni estate.


L'idea

Si narra che la storia del villaggio abbia avuto inizio un giorno a seguito di una geniale intuizione avuta da due uomini Inglesi che rispondevano ai nomi di Mr.Gaspar e Mr.Lubin, alla fine degli anni 50 dopo il secondo conflitto mondiale. La Gran Bretagna stava operando una vasta politica di riassetto del suo impero coloniale, alla luce dei nuovi equilibri politici stabilitisi dopo la grande guerra. L' amministrazione di molti protettorati Inglesi situati un po' in tutto il mondo, principalmente nelle zone Equatoriali dell'Africa e formanti il Commonwealth Britannico, doveva essere riorganizzata, e per centinaia di funzionari e burocrati Inglesi, vissuti per intere generazioni in luoghi caratterizzati da climi e abitudini totalmente differenti da quelli della madre Patria, si presentava la strada di un pensionamento spesso prematuro, ma allietato da una generosa liquidazione erogata da sua Maesta' Britannica. Perché non proporre a tutta questa moltitudine la vendita di un pezzo di terra in un area godente di un clima temperato e abitata da un popolo civile e ospitale, su cui edificare un rifugio per trascorrere una vecchiaia tranquilla e salutare? Ma bisognava pur trovare una lingua di terra che sposasse il meglio di queste intenzioni! Il caso volle che la scelta cadesse sulla ridente terra di Puglia ed in particolare su Ostuni.


La realtà locale

La famiglia dell'ingegner Rodio, notabile Ostunese, alla fine degli anni 50 aveva affidato alla Cassa Depositi e Prestiti l'incarico di vendere, una proprieta' di 138 ettari, di cui 100 completamente brulli , quasi tutta la zona dal mare fino all'altezza dell'attuale sede del consorzio, mentre solo le odierne zone H e J erano coltivate ad oliveto, proprieta' privilegiata però da un'esteso fronte mare, (circa due chilometri) immerso in un'ampia fascia di vegetazione mediterranea. Il prezzo di richiesta ammontava a 200 milioni di lire (di allora). La proprieta' era divisa in due, dalla strada Litoranea tre, a quell'epoca già asfaltata ma ad una corsia, c'erano anche due lame, in altre parole due torrenti stagionali che raccoglievano l'acqua durante le piogge invernali, uno dei quali segnato sulle carte catastali come torrente Rosa Marina. Una sorgente di acqua salmastra situata sotto la modesta e fatiscente abitazione del massaro,(la Masseria RosaMarina piccola, poi demolita per far posto all'attuale Grand Hotel) garantiva una costanza presenza di acqua alla foce dell'alveo. L'altra lama quella che separa oggi Cala di Rosa Marina scorreva nelle vicinanze di un vecchio edificio poderoso ed austero, la Masseria Rosa Marina Grande casa padronale dei Rodio, oggi comunemente chiamato dai villeggianti " la Masseria".


I primi accordi

A Gaspar il sito sembro'subito quello giusto, quindi nei primi giorni del 1960 propose al venditore un contratto piuttosto singolare ma conveniente per entrambi: all'Ingegner Rodio sarebbero andati 300 lire a metro quadro, piu' un premio per ogni pezzo di terreno frazionato e trasferito a seguito di ogni vendita effettuata da Gaspar. Inoltre quest'ultimo si impegno' ad una promessa di acquisto valida per cinque anni, se però questi non fosse riuscito a vendere tutto l'appezzamento entro tale periodo, avrebbe avuto ad ogni modo la facoltà di comprarlo nella sua interezza.
Raggiunto l'accordo con l'austero ingegnere Ostunese, Gaspar si mise alla ricerca di tecnici locali, che potessero dare forma sul territorio alla sua idea e venne in contatto con due professionisti di Bari, l'ingegner Orfeo Mazzitelli e l'architetto Pasquale Gerardi, che fatte proprie le indicazioni di Gaspar proposero un piano di lottizzazione assai simile a quella attuale in quella zona agraria. A quell'epoca nel comune di Ostuni, l'unico strumento urbanistico era solo un piano di fabbricazione e solo oggi si puo' comprendere appieno dalle scelte operate dagli amministratori ed in particolare dal Sindaco Ciraci e del Professor Sandro Massari (assessore all'urbanistica e lavori pubblici) che con straordinario coraggio, nel febbraio del 1962 con grande intuito e lungimiranza approvarono a livello di commissione edilizia comunale la lottizzazione (1200 lotti da 1000 metri per ville unifamiliari con centro direzionale, Motel e Hotel), per evitare un iter competenza regionale che nella migliore delle ipotesi avrebbe richiesto almeno 10 anni.


L'apparizione di Schacther

A questo punto la vendita dei lotti ebbe inizio, tuttavia Gasper e Lubim si trovarono di fronte a potenziali acquirenti che accolsero con estrema diffidenza la proposta di vendita di quei lotti. Quando passato un anno, le prenotazioni dei lotti procedevano lentissime e le risorse investite dai due inglesi cominciarono ad esaurirsi e pregiudicare l'avvenire dell'operazione, essi vennero in contatto con un grintoso quarantenne austriaco di origine ebrea, vivente in Canada proprietario di una societa' immobiliare, un tale Max Schacther. Avendo intuito le potenzialità insite nell'operazione, Schacther arrivo' regolarmente ad un accordo con Gaspar e Lubim che gli vendettero il diritto del contratto da loro sottoscritto, quasi tre anni prima, con l'Ingegner Rodio.
A questo punto si narra che Schacther durante il primo viaggio da Londra verso Ostuni, si sedette al fianco di un'avvocato di origine ebrea residente a Roma, a cui in breve, durante la conversazione confidò la necessità di trovare dei tecnici che conoscessero la lingua inglese e le leggi italiane.
In quell'occasione furono suggeriti i nomi di due giovani e brillanti professionisti operanti in ambito internazionale (l'Architetto Ernesto Azzalin, e l'Ingegner Serban Dunareanu) che divennero in seguito gli indiscussi protagonisti della creazione del Villaggio.


Si parte

Nel frattempo l'austriaco, visitata l'allora landa desolata ai piedi della citta' bianca, decise che era necessario fare le cose in grande e senza indecisioni alcuna. Mazzitelli e Gerardi furono immediatamente incaricati di progettare un primo tipo edilizio di cui il comune rilascio' le tre licenze necessarie. Nello stesso tempo a Brindisi Schacther prese contattato con un certo Franco Fanuzzi, il costruttore allora piu'rampante della citta' con cui l'imprenditore di Toronto firmò solo un accordo che prevedeva l'edificazione delle prime tre ville campione (quelle che ora sono adibite ad alloggi del personale del grande Hotel, situate accanto dei campi da tennis del G.H.). Nel frattempo Schacther iniziava ad aprire un'agenzia a Londra, una in Svezia ed una in Germania per ampliare la rete di potenziali clienti. Il 25 aprile del 1963 si svolse la cerimonia della posa della prima pietra del villaggio "Rosa Marina Estates", realizzato dalla Societa' internazionale "Land Development Company registred in London" di proprieta' di Max Schacther; nei mesi successivi mentre ferveva la picchettatura sul suolo della planimetria del villaggio fino allora mai trasportata dal progetto sul terreno, la costruzione delle tre ville procedeva a rilento a causa di altri impegni dell'impresa edile. Il 15 ottobre del 1963, Schacther organizzò il primo volo pubblicitario trasportando i giornalisti dei maggiori quotidiani londinesi. Le tre villette campione disperatamente terminate in 35 giorni erano pronte, ma malgrado questo si chiusero i rapporti tra l'imprenditore canadese ed il costruttore brindisino.


I primi passi

La folta schiera di giornalisti e fotografi apprezzo' ed ammirò molto il sito e la natura circostante ma mostro' perplessita' per lo stile e l'architettura di quelle villette, quindi, rapidamente, Schacther diede l'incarico all'Architetto Azzalin che in breve progetto' dei nuovi tipi edilizi (da 80 e da 120 mq) adeguati alle esigenze climatiche e pratiche e con forti richiami all'architettura mediterranea della Puglia. E' da questo momento accadde quell'iter burocratico-legislativo, volutamente semplificato, che permise la realizzazione di quanto, tutti, possiamo ammirare oggi. I progetti venivano, infatti, approvati dalle commissioni edilizie del comune di Ostuni e mandati alla soprintendenza di Bari che a sua volta li approvava con nulla osta paesaggistico essendo Zona Vincolata.
In sintesi fu messo in funzione un sistema per cui il comune rilasciava licenze su suolo agricolo con tipi edilizi approvati dalla sovrintendenza; tutto cio' non deve scandalizzare ma anzi far riflettere sulla grandissima lungimiranza degli amministratori locali dell'epoca, ed a riprova di questo, basta pensare che solo nel 1995 il piano regolatore ha concluso il suo iter burocratico e riconosciuto come residenziale l'area di Rosa Marina. Dalla fine del 1963 iniziarono ad arrivare le ordinazioni di Svedesi, tedeschi e inglesi. Nei primi mesi del 1964 ebbe inizio quindi la costruzione delle prime 60 ville distribuite e prevalentemente ubicate nelle attuali zone H e J, commissionate all'impresa Bitonto-Annicchiarico di Brindisi.
L'aspetto di questo villaggio ai primordi era piuttosto desolato e desolante, sicuramente molto selvaggio, non c'era acqua corrente (le ville avevano delle vasche da riempire sul tetto), per la luce si sfruttava una rete di allaccio valida per le zone rurali mediante le quali si diffuse una fitta e disordinata rete di pali di legno, le strade erano tracciati di campagna in terra battuta e la vegetazione era completamente assente (a parte la zona degli uliveti). In seguito con un secondo pacchetto di 100/120 ville entro' in scena un'altra impresa edile, la "Tulipano Maria" di Brindisi che, con successive altre denominazioni, costruira' poi la grande maggioranza degli immobili presenti a Rosamarina.


La svolta

Il 1965 fu un anno di svolta nella storia di Rosamarina; da una parte fu approvato e successivamente costruito il progetto del "pacchetto" comprendente il centro direzionale, il mercatino ed i negozi che rappresento' la prima vera e propria operazione immobiliare autofinanziata da Schacther, mediante la sua societa' "Regina degli ulivi SRL", in seguito, verso la fine del 1965 scaduto il contratto Rodio-Gaspar, l'ingegner ostunese, accortosi che l'operazione Rosamarina rendeva sempre di piu', comincio' a rinnegare l'accordo fino all'epilogo dell'offerta reale (un rogito unilaterale) voluta da Schacther che regalo' a chi la visse dei ricordi indelebili: per il centro di Ostuni, il Notaio Greco, alla presenza di due pubblici ufficiali e di due collaboratori dell'austro-canadese, contò più volte ad alta voce, davanti alle porte delle abitazioni dei vari proprietari della famiglia Rodio, banconota per banconota quei quattrocento milioni di allora che rappresentavano il valore di tutti i terreni ancora non venduti appartenenti alla lottizzazione che Schacther era ora deciso a comperare nella sua totalità.
Un accordo effettivo tra le parti si raggiunse in seguito con la mediazione dell'Architetto Azzalin ed alla fine i terreni rimanenti passarono tutti sotto il controllo della "Inter Atlas Rosamarina S.p.a." di proprietà di Schacther.
Ormai nel villaggio erano presenti le prime 150 ville abitate da attempati signori inglesi, tedeschi e svedesi in compagnia spesso di figli e nipoti (qualcuno ricordera' forse Mr Penny, Mr. Winter, Roden, Palmenter) di cui circa un decimo risiedeva tutto l'anno.


L'acquedotto

Mentre agli inizi del 1966 si stavano abbozzando le prime strade del villaggio in ghiaietto, si intui' quell'idea che permise una fortissima accelerazione nello sviluppo del villaggio: la necessita' di creare un acquedotto indipendente privato. Con un primo pozzo artesiano nella masseria Rodio (solo omonimo) a nord della Masseria Spagnulo completato da una servitu' di captazione e con un vascone di deposito sopraelevato, e varie servitu' di passaggio nei terreni a valle, nel giro di cinque mesi fu realizzata la prima condotta d'acqua. Poi lo stesso sistema di captazione fu fatto in altre due masserie "Rialbo di sotto e Rialbo di sopra".
Il brillante risultato di tutto questo fu che alla fine del 1966 Rosamarina era l'unica localita' sulla costa, approvvigionata da acqua corrente (a Villanova l'acquedotto pugliese giunse solo alla fine degli anni 80) mettendo così le basi per il perfetto approvvigionamento idrico e per lo sviluppo della rigogliosa flora che nobilita oggi il villaggio. Si piantarono migliaia di Eucaliptus, oleandri, tuje ed altre lungo le strade e negli spazi pubblici.


Nasce il feeling con Bari

Intanto già nel 1967 le ville erano diventate 200 ma sul mercato straniero le vendite procedevano a rilento, quando improvvisamente, soprattutto dopo l'apertura del ristorante a mare (attuale Rodos) allora piccolo ma molto elegante, animato dalla presenza di conigliette inglesi (Playboy), il villaggio inizio' a suscitare l'interesse degli acquirenti italiani, specialmente pugliesi ed in particolare baresi. A questo punto il comune di Ostuni, resosi conto della cresciuta attenzione verso l'operazione Rosamarina, invio' la planimetria della lottizzazione alla sovrintendenza che l'approvo' nell'ottobre 1967 a meno del rispetto delle leggi vigenti. Subito dopo il 25 ottobre 1967, fu messo a punto un regolamento provvisorio del villaggio, depositato dal notaio Greco ad Ostuni poi recepito nello statuto del nascente consorzio di Rosamarina in data 1 settembre 1977, nel contempo la domanda locale, meno danarosa rispetto a quella straniera evidenzio' l'esigenza di un cambio nel taglio delle ville: nacquero di conseguenza le miniville, comportando quindi una modifica della lottizzazione pur mantenendo costante l'indice fondiario di costruzione di 0,24 mc/mq stabilito in precedenza dalla sovrintendenza al momento dell'approvazione. L'operazione ebbe successo e fu completata successivamente tra il 1968, ed il 1971, con la costruzione delle triville e dei bungalows, unita immobiliari vendute arredate dalla " Inter Atlas" e gestite dall "Inter Atlas Holiday", altra societa' di Schacther, con un contratto di formula d'investimento, che garantiva degli ottimi redditi d'immobile.


L'avventura dell'"Inter Atlas Holiday"

In sostanza l'Inter Atlas prometteva agli acquirenti delle unita' immobiliari l'erogazione di quattro anni di affitto minimo iniziale, derivante dai proventi della gestione delle unita' da parte della "Inter Atlas Holiday", che doveva svolgere la funzione di Tour Operator. E' ormai assodato che in quei momenti, con la decisione di una gestione diretta di Schacther della "Inter Atlas Holiday" si rischiava un'avventura molto pesante da un punto di vista economico; l'operatore austro-canadese inizio' ad aprire agenzie di viaggio a Londra, Dusseldorf, Berlino, Stoccolma, affittare aerei charter, ad assumere centinaia di dipendenti in loco per i servizi. Ed intanto fu completata la ristrutturazione dell'attuale Masseria che doveva fungere da centro direzionale della "Inter Atlas Holiday" e creare il polo di attrazione per la zona triville e bungalows.
Cosi' nel giugno del 1971 furono inaugurati la discoteca "Aranceto", il grande ristorante, il mercato, la piscina olimpionica, il maneggio e molti altri locali pubblici.

 

Il tramonto dell'era Schacther

Nello stesso anno Rosa Marina si ampliò con l'acquisto del terreno adiacente chiamato poi "Cala di Rosamarina" con l'approvazione da parte del consiglio comunale di Ostuni, di tale lottizzazione con tutte le modifiche inerenti.
Sull'onda del successo delle vendite ottenute con gli immobili a formula d'investimento, tra il 1972 ed il 1974 fu costruita e venduta "Cala di Rosamarina", e contemporaneamente si completò il Grand Hotel, entrambi commissionati dall'"Inter Atlas".
Rosamarina aveva ormai un volto simile a quello attuale, almeno a livello urbanistico, ma lo sforzo economico sostenuto dall'"Inter Atlas", che si ritrovo' a pagare i costi della costruzione del Grand Hotel e soprattutto a sborsare delle grandi quantita' di danaro per sopperire agli alti costi di gestione dell'"Inter Atlas Holiday" stava irrimediabilmente instradando il grintosissimo e ostinato Max Schacther in un tunnel senza uscita. Infatti, nel 1977 la Inter Atlas Holiday falli', l'Inter Atlas Spa e la Regina degli ulivi furono costrette all'amministrazione controllata, e due anni dopo il 17 luglio 1979, ( la pagina più nera della storia di Rosamarina) avvenne il plateale e forse eccessivo arresto dell'austro-canadese che verra' poco dopo rilasciato.
In questi frangenti si rivelò preziosissima la presenza del Consorzio dei proprietari di Rosamarina che prendendo a carico la gestione di tutti i servizi del villaggio permise la sopravvivenza dello stesso.

 

Gli anni '80

Con l'avvento degli anni 80 il villaggio venne animato da una seconda giovinezza, con la vendita all'asta a privati di alcune proprieta' di Schacther tra il 1982 ed il 1985 rinacquero i servizi della Rodos, della Piscina 80, del Grand Hotel, della Masseria, del Pontile e delle Arcate, proprio mentre un clima di generale "boom" economico spingeva fino a livelli impensabili e insuperati le quotazioni degli immobili.
A cavallo tra gli anni 80 e 90 il villaggio raggiunse il massimo splendore, teatro di stagioni costellate da mondanità internazionale, ostentazioni ed eccessi che in qualche modo potevano ricordare localita' estive ben piu' famose......., il resto, caro Lettore con l'avvento degli anni 90, è storia dei giorni nostri.
N.B. Alla fine del 1995 dopo aver saldato tutti i debiti, le società di Schacther sono state riabilitate.

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